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Possibile correlazione fra tumore al seno e zucchero

Uno studio del MD Anderson Cancer Center dell’Università del Texas afferma che le elevate quantità di zucchero della dieta tipica occidentale possono aumentare il rischio di comparsa di cancro al seno e metastasi polmonari.

 

 

I risultati, pubblicati online il primo di gennaio 2016, hanno evidenziato l’effetto dello zucchero presente nella dieta nel percorso di segnalazione enzimatico della 12-LOX (12-lipossigenasi).

Yang Peiying, Ph.D, Professore Assistente presso la cattedra di Medicina Integrativa, ha detto: “Abbiamo scoperto che l’assunzione di saccarosio nei topi, paragonabile al livello di assunzione di un comune soggetto occidentale, ha portato ad un aumento della comparsa del tumore e ad una maggiore velocità di comparsa delle metastasi, rispetto ad una dieta senza zuccheri. Ciò è dovuto, in parte, ad una maggiore espressione di 12-LOX e all’espressione di un acido grasso correlato chiamato 12-HETE (12-idrossieicosatetraenoico)”.

 

 

Precedenti studi epidemiologici hanno dimostrato che l’assunzione si zucchero tramite la dieta ha un impatto maggiore sullo sviluppo del cancro al seno, dove, alla base, l’infiammazione svolge un ruolo determinante.

“L’attuale studio ha cercato di capire l’impatto dello zucchero presente nella dieta sullo sviluppo del tumore della ghiandola mammaria in modelli diversi di topo, insieme ai vari meccanismi che possono essere coinvolti”, sostiene Lorenzo Cohen, Ph.D, co-autore dello studio. “Abbiamo stabilito che i protagonisti di questa scoperta sono il fruttosio, presente sotto forma di sciroppo, e il comune zucchero da tavola”.

I ricercatori affermano che il consumo di dosi moderate di zucchero è essenziale, mentre il consumo spropositato di zucchero, soprattutto quello presente nelle bevande gasate, è identificato come uno degli elementi che ha contribuito maggiormente al diffondersi dell’obesità, delle malattie cardiache e, ora, del cancro.

Il team di ricerca ha condotto 4 studi diversi in cui i topi sono stati randomizzati in gruppi diversi in base alla dieta. A sei mesi di età, il 30% che hanno seguito una dieta ricca di amido presentavano livelli normali di marker tumorali, mentre il 58% dei topi che hanno seguito una dieta ricca di saccarosio o fruttosio, presentavano marker tumorali più alti rispetto al gruppo di controllo.

 

“Lo studio suggerisce che il saccarosio e il fruttosio inducono la 12-LOX e la conseguente produzione di 12-idrossieicotetraenoico nelle cellule tumorali, ciò indica una possibile via di segnalazione responsabile della crescita del tumore nel topo, promossa dall’assunzione dello zucchero. Bisogna capire se questo effetto è diretto o indiretto”, secondo Cohen.

Importanti proprietà dei semi di Chia

La Salvia Hispanica, o Chia, è una pianta annuale della famiglia delle Labiatae, originaria dei paesi del Centro e del Sud America. I semi sono molto piccoli, la loro colorazione è grigia nelle varie tonalità, con maggioranza di sementi scure. La Chia riesce rispetto ad altri semi a conservarsi per anni nel sapore, nell’odore e nel suo valore nutritivo.

Il seme di Chia insieme all’Amaranto, ai Fagioli e al Mais, era la semenza base della dieta quotidiana di popolazioni come Toltechi, Zapotechi, Aztechi e la più conosciuta Maya.

 

 

I semi erano considerati la razione base per la sopravvivenza dei guerrieri: si narra infatti che da questo seme gli Aztechi traessero la loro forza durante le battaglie e che conquistarono territori e popolazioni fino a formare il grande Impero avente in Tenochitlan la sua capitale.

La Chia è un ritardante per le malattie connesse all’invecchiamento, quelle cardiovascolari e delle cataratte; svolge un’azione protettiva sul sistema immunitario ed ha effetti equilibratori nei trigliceridi a beneficio del colesterolo.

Ricercatori dell’Institute of Food Technologist di Chicago ritengono che una volta ingeriti, i semi di Chia sviluppino all’interno dell’organismo un gel che funge da barriera fra i carboidrati e gli enzimi digestivi che li scompongono, ritardando così la conversione dei primi in zuccheri e proteggendo il tessuto intestinale da eventuali attacchi batterici.

La Salvia Hispanica offre le applicazioni più diverse e per la sua densità nutrizionale e distinzione, è utilizzata per:

- Sport ed attività fisica

- Popolazione anziana ed invecchiamento

- Pasti on-the-go

- Salute della donna

- Perdita di peso

- Anti Aging

- Salute dell’apparato digerente e del colon

- Celiaci

- Diabetici

- Funzione antiossidante

- Maculopatia senile

Dal seme di Chia si ricava una bevanda rinfrescante, saporita ed energetica.

Una volta macinato, il seme può esser trasformato in farina ed utilizzato in prodotti da forno come pane, torte e biscotti; tostato può accompagnare le miscele di cereali da usare nel latte; esalta il sapore del miele, arricchisce lo yogurt, le salse, le barre nutrizionali ed il brodo vegetale. Può essere consumato crudo, come le noci o i semi di girasole.

Il Dott. Vuksan con un team di ricercatori del St. Micheal Hospital di Toronto ha monitorato 20 pazienti diabetici per 12 settimane fornendo loro Salvia Hispanica in semi e in farina. Le analisi a fine trattamento hanno evidenziato:

- Una percentuale inferiore di glucosio nel sangue più fluido e meno incline a coagulazione.

- Riduzione della pressione sanguigna.

 

- Abbassamento della pressione arteriosa sistolica di 6 mmHg

Grassi: molta energia in poco volume

 

I grassi, a parità di peso, hanno un potere calorico più che doppio rispetto ai carboidrati.

Un grammo di carboidrati sviluppa circa 4 kcal, un grammo di grassi quasi 9.

In più, i grassi, essendo altamente idrofobici, hanno la possibilità di essere accumulati, all'interno delle cellule, in volume ridotto.

Nelle persone che ingrassano si possono raggiungere infatti chili e chili di grasso.

I grassi alimentari esplicano diverse funzioni metaboliche, tuttavia quando sono bruciati hanno tutti il medesimo potere calorico.

Tutte le cellule hanno una piccola scorta di grasso, costruita a partire dai grassi alimentari o ex novo dagli zuccheri.

Queste riserve, però, soprattutto nel muscolo, vengono utilizzate molto raramente.

Nell'organismo, invece, il tessuto adiposo è predisposto per l'accumulo di grasso e costituisce un deposito cui tutti gli altri organi attingono nei momenti di bisogno, come nel digiuno, o in condizioni di particolari esigenze, come nello sforzo muscolare prolungato.

 

L'utilizzo dei grassi a fini energetici varia dalle condizioni di riposo (laddove contribuisce per il 15% circa), alle condizioni di sforzo intenso e prolungato.

Si può dire che quanto più dura l'esercizio e più è intenso lo sforzo, tanto più vengono reclutati i grassi come fonte di energia.

Nel frattempo, infatti, i carboidrati, che rimangono comunque il carburante preferito, cominciano a scarseggiare o a mancare del tutto, e allora il muscolo è obbligato a ricorrere ai grassi.

Carnosina, ottima contro l'acido lattico

 

Costituita da beta-alanina e istidina, viene prodotta nel fegato ed avviata nel muscolo dove si concentra. La quota proveniente dagli alimenti, di origine esogena, è di circa 50-250 mg al giorno e si unisce a quella prodotta dal fegato distribuendosi a tutti i tessuti. Oltre al muscolo, anche il cervello è una sede di deposito, mentre la carnosina manca nel muscolo cardiaco. 

La sua funzione è quella di agire da sistema tampone dell'acidità cellulare quando si forma acido lattico e quindi acidosi intracellulare.

La sua concentrazione è infatti particolarmente elevata nelle fibrocellule veloci, nelle quali il metabolismo è prettamente anaerobico. 

Una seconda funzione consiste nell'attivare l'enzima ATPasi miosinica, importante per la contrattilità delle miofibrille.

Una terza funzione richiama l'importanza della carnosina come "scavenger" dei radicali di ossigeno (soprattutto superossido) e quindi come antiossidante.

L'assunzione orale, durante i pasti per migliorarne l'assorbimento, può trovare indicazione negli sportivi sottoposti a stress.

Una dose di 1-3 gr al giorno è ritenuta sicura.

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