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Attività fisica nella prevenzione primaria e terziaria

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Spesso, parlando con i miei pazienti, ho sottolineato quanto io, biologo nutrizionista e preparatore di I livello FIPE, veda come complementari e paralleli la corretta nutrizione e la corretta attività fisica.

Molte volte mi è stato detto che, colleghi ed esperti del settore, vedano la soluzione a tutti i mali o in una o nell’ altra sponda.

Per me non è così.

 

 

Sia la nutrizione, sia l’attività fisica devono essere considerati allo stesso livello sia quando si parla di prevenzione, sia quando si parla di approccio curativo complementare ad una determinata malattia.

Avere la presunzione di dire che solo con la corretta nutrizione o solo con la giusta attività fisica si possa sperare in  lunga vita o in miglioramenti dello stato di salute è, sempre secondo me, affermare la non conoscenza di una materia o dell’altra.

Sempre per questo, un paziente che vuole intraprendere un percorso di questo tipo deve essere seguito a 360° da un medico, da un nutrizionista e da un preparatore qualificato e, magari, anche laureato.

Il fai da te in tutte le sue forme e applicazioni è sì meno costoso ma sicuramente più pericoloso.

Ho sempre sottolineato che il giusto equilibrio tra evidenze scientifiche e personalizzazione dell’ allenamento è la migliore via da seguire per portare nella quotidianità i risultati della ricerca e perseguire il benessere dell’ individuo in maniera quanto più sicura possibile.

Oggi vi porto a conoscenza dell’esistenza di vari articoli scientifici riguardanti il rapporto fra attività fisica e cancro.

Negli ultimi 20 anni l’interesse per l’attività fisica, come metodo di controllo tumorale, è aumentato. Sono state ricercate le relazioni fra attività fisica, prevenzione primaria e prevenzione terziaria (quando la malattia è conclamata).

In prevenzione primaria ci sono buone evidenze che dimostrano che l’attività fisica riduce del 20-25% il rischio di cancro al colon nei maschi e nelle femmine più attivi rispetto ai non attivi. Esistono anche evidenze di un probabile effetto protettivo dell’attività fisica sul cancro al seno e all’endometrio, con una riduzione del rischio che va dal 20 al 30%.

La cosa interessante è che questi benefici si manifestano anche quando l’attività fisica viene intrapresa in età avanzata.

Per quanto riguarda la prevenzione terziaria, nelle donne è stato valutato che una attività fisica intrapresa dopo la diagnosi abbassa la possibilità di recidiva e di morte.

L’American College of Sports Medicine (ACSM) raccomanda che tutti gli adulti sani svolgano, oltre alle attività quotidiane, almeno 150 minuti alla settimana di attività fisica a moderata intensità o 75 minuti di attività vigorosa. Le evidenze per quanto riguarda la metodica di allenamento ottimale sono molto poche, ma si pensa che diverse sessioni da massimo 30 minuti siano già necessarie per cominciare a notare benefici in tal senso

Cancro al seno:

Ci sono numerose ricerche sugli effetti dell’ attività fisica nelle pazienti affette da cancro al seno e numerose revisioni sistematiche sull’ argomento. Una meta analisi relativa a 717 pazienti ha evidenziato che l’attività fisica ha apportato un miglioramento della qualità della vita, delle funzioni fisiche, del picco di consumo di ossigeno e ha ridotto i sintomi di affaticamento.

Un’altra meta analisi con 12000 pazienti ha dimostrato che la pratica post diagnosi è stata associata alla diminuzione del 24% di recidiva, del 34% di rischio di morte e del 41% di rischio di morte per cause collaterali al cancro del seno.

Interessante il discorso relativo all’ attività aerobica e all’ allenamento di resistenza. E’ stato valutato che parrebbero essere entrambi efficaci nel ridurre l’incidenza, tra le donne ad alto rischio di sviluppo, e nella diminuzione dei sintomi in quelle che già soffrono di linfoedema.

Cancro colon rettale:

Numerosi studi hanno evidenziato che l’attività fisica, la dieta e i depositi adiposi sono collegati in maniera significativa alla possibilità di sviluppare cancro colon rettale.

Alcuni studi osservazionali hanno evidenziato che i pazienti che praticano elevati livelli di attività fisica o la svolgono seguendo le linee guida, riferiscono migliori livelli di QOL (qualità della vita), capacità fisiche e affaticamento.

Uno studio randomizzato ha dimostrato che i partecipanti che, durante l’intervento, hanno aumentato il loro livello di capacità aerobica, paragonati a quelli la cui forma fisica aerobica è diminuita, hanno riportato un incremento significativo di QOL, capacità fisiche e gestione del disaggio psicosociale. Le ultime evidenze, ricavate da dati osservazionali, dimostrano che i pazienti fisicamente attivi diminuiscono il loro rischio di recidive e di mortalità, specifica per cancro colon rettale o tutte le cause.

 

In futuri articoli parlerò anche delle correlazioni dello sport con diverse altre forme tumorali.

Resta di fatto che ora anche la scienza si sia resa conto di quanto lo sport fatto con tutti i criteri del caso possa essere considerata quasi alla stregua di una “medicina”.

Inoltre, come letto sopra, non è mai troppo tardi per iniziare a muoversi.

 

- World Cancer Research Fund/American Institute for Cancer Research (2007)”The Second Expert Report: food, nutrition, physical activity and the prevetion of cancer: a global prospective”.

- Friedenreich CM, Neilson HK, Lynch BM (2010) “ State of the Epidemiological Evidence on Physical activity and cancer prevetion”.

- Wolin KJ, Yan Y, Colditz GA, Lee IM (2009) “ Physical Activity and Colon Cancer prevention: a meta-analysis”.

 - Friedenreich C, Cust AE (2008) “ Physical Activity and Breast Cancer risk: impact of timing, type and dose of activity and population sub group effects”. 

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