Dott. Francesco Margheriti - Biologo Nutrizionista

  • A cosa può servirci avere valori corretti di selenio? Ce lo dice la scienza

    Il Selenio, in quanto oligoelemento, costituisce una parte essenziale della nostra dieta.

    In collaborazione con l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, i ricercatori di Charitè dell’Università di Medicina di Berlino, sono stati in grado di dimostrare che i livelli di selenio nel sangue sono associati ad un abbassamento del rischio di sviluppare cancro al fegato. In aggiunta ad altri fattori di rischio, lo studio esamina anche come i livelli di selenio possono influenzare lo sviluppo di altri tipi di cancro.
    I risultati di questo studio sono stati pubblicati sull’American Journal of Clinical Nutrition.

     

  • Alimentazione e integrazione negli sport di squadra

    Per sport di squadra, usualmente, si intendo quegli sport dove si alternano scatti, movimenti esplosivi, movimenti basati sull’uso della forza, momenti di riposo, conosciuti anche come sport a carattere misto aerobici/anaerobici.

    All’interno di un team, di una squadra, esistono poi vari ruoli, ognuno caratterizzato da un tipo di movimento particolare e da un tipo di prestazione caratteristica.

     

    La nutrizione, la supplementazione e l’integrazione devono quindi tenere conto delle diversità riscontrabili fra i diversi tipi di sport di squadra e, soprattutto, tra i diversi ruoli che compongono una squadra.

    Altra caratteristica fondamentale di un approccio nutrizionale personalizzato è la calendarizzazione di alcuni eventi sportivi ai quali quella squadra e quell’atleta devono partecipare.

    Il tipo di attività fisica, l’intensità, la durata e la frequenza degli allenamenti e delle gare, avranno un ruolo determinante nella stima del fabbisogno energetico-nutrizionale giornaliero.

    Molti studi hanno dimostrato quanto sia facile trovare disidratazione in atleti d’elite. La disidratazione è direttamente correlata alla ridotta capacità di esercizio, maggiore percezione dello sforzo e decremento delle prestazioni mentali e di abilità del gesto atletico.

    I carboidrati, mentre una volta venivano considerati come la base della nutrizione dello sportivo, ora sono diventati oggetti di studio e dibattiti. In molte discipline sportive, bassi livelli di carboidrati sono un fattore determinante per l’affaticamento e la riduzione delle prestazioni. L’esigenza di carboidrati dell’atleta sono strettamente legati alla variazione di carico negli allenamenti di giorno in giorno, i vari micro cicli e macrocicli nel calendario, e al diverso livello dell’atleta.

    Gli atleti, quindi, dovrebbero variare il loro apporto di carboidrati in base alla presenza o meno di determinate situazioni fisiche e atletiche.

    Ci sono evidenze sulla tempistica di assunzione di determinati nutrienti e sul loro effetto nel post allenamento. Il consumo di carboidrati insieme a proteine dopo l’esercizio può contribuire a ridurre i DOMS presenti nei giocatori in molti sport di squadra (Cockburn et al., 2010), anche se questo non è un punto di vista sempre condiviso (Pasiokos et al., 2014).

    Condiviso un po’ da tutti è il fatto, invece, che una ingestione di proteine dopo l’esercizio fisico  fornisce un supporto considerevole ad un aumento della sintesi proteica.

    Le proteine del siero del latte sarebbero le migliori da inserire in questo profilo grazie alla presenza di leucina e alla rapida digeribilità.

    Ha senso, tuttavia, per ottimizzare il recupero, distribuire le proteine nei pasti e negli spuntini consumati nel corso della giornata, soprattutto nelle 24h dopo un allenamento intenso.
    Da sempre esiste un dibattito sul fabbisogno totale di proteine negli atleti, ora fissati genericamente tra circa 1.2-1.6 g/kg di massa corporea al giorno.

    Nello sport, lo scopo principale dell’uso dell’integratore deve essere quello di aiutare gli atleti a mantenere uno stato di salute ottimale nell’ottica di prevenire eventuali infortuni. I supplementi e gli sports foods, invece, sono ottimizzati per tollerare e ottimizzare un livello maggiore di allenamento e per velocizzare il recupero.

    Stando alla letteratura scientifica, i supplementi che godono di maggiore interesse da parte della comunità scientifica nel capire i pro e i contro del loro utilizzo in atleti di sport di squadra sono: la creatina, le proteine, gli amminoacidi essenziali e ramificati, sport drink, caffeina e beta alanina.

    Gli atleti di sport di squadra vanno educati ad una buona e regolare alimentazione qualitativa che rispetti anche la tempistica di assunzione dei nutrienti. Integrare diventa necessario in alcuni casi per evitare carenza nutrizionali e la supplementazione adeguata e supportata dalla letteratura scientifica può aiutare la dieta dell’atleta ad ottimizzare le prestazioni e migliorare il recupero.

     

     

     

     

  • Attività fisica nella prevenzione primaria e terziaria

    Spesso, parlando con i miei pazienti, ho sottolineato quanto io, biologo nutrizionista e preparatore di I livello FIPE, veda come complementari e paralleli la corretta nutrizione e la corretta attività fisica.

    Molte volte mi è stato detto che, colleghi ed esperti del settore, vedano la soluzione a tutti i mali o in una o nell’ altra sponda.

    Per me non è così.

     

  • Avete mai sentito parlare del Tribulus Terrestris?

    Come da titolo, cari lettori, oggi vi presento una pianta usata da millenni in Asia e da qualche decennio in Europa.

    Si tratta del Tribulus Terrestris. 

    Molti considerano questa pianta miracolosa, ma quanto c'è di vero in quello che si dice circa il Tribulus?

    Nel video, fatto con i ragazzi di Into The Fitness, cercherò di spiegare in maniera semplice e veloce cosa è, a cosa potrebbe servire e cosa ci dice la scienza in merito.

     

    Buona visione!!!

  • Carboidrati a cena

    Carboidrati anche la sera?

    Quante volte avete sentito che i carboidrati non devono essere assunti la sera? Sicuramente tante, troppe volte...

    Effettivamente esistono tanti studi che lo dimostrano, ma non viene "raccontato" che i soggetti che prendono parte a questo studio sono soggetti che hanno grossi problemi di peso, generalmente con BMI superiore a 30, ed un metabolismo basale molto rallentato e che , durante il periodo di studio, hanno seguito una dieta fortemente ipocolarica.

    Tenendo a mente che in qualsiasi caso bisogna portare avere uno stile di vita sano, con attività fisica moderata e dieta normocalorica, bisogna tenere in considerazione anche altri fattori.

    Un pasto serale con carboidrati porta ad un picco di insulina che innalza la leptina (l’ormone dalla sazietà) per tutto il giorno successivo. In questa maniera, assumendo più carboidrati alla sera, durante il giorno la “necessità” e la “voglia” di carboidrati diminuisce.
    Allo stesso tempo, assumendo carboidrati la sera, viene prodotta la serotonina (l’ormone del “piacere) che a sua voltà abbassa il livello di cortisolo (l’ormone dello stress).

    Livelli cronici alti di cortisolo, se in una prima fase portano ad un dimagrimento generale, a lungo andare provocano accumulo di grasso viscerale, centrale e del dorso, con tutte le conseguenze del caso, negative per la salute, che riguardano l’apparato cardiovascolare in generale, il diabete e la resistenza all’insulina.

    Quindi, in conclusione, consiglio, dopo eventuale attenta valutazione, alle persone che hanno livelli di stress alto, accumulo di grasso di tipo androide, cioè nella parte superiore del corpo e rapporto vita/fianchi molto alto, di non privarsi dei carboidrati alla sera, l’importante è che siano a basso indice glicemico.

     

  • Come evitare la carenza di ferro

     

    C'è chi lo utilizza saltuariamente in palestre, c'è chi lo utilizza, come il nostro corpo, in ogni momento... sto parlando del ferro.

    Il ferro è necessario per produrre emoglobina, una parte dei globuli rossi che agisce da "taxi" per trasportare ossigeno ed anidride carbonica in giro per l'organismo.

    Se il corpo non assorbe la quantità necessaria di ferro, diventa carente di ferro. 

    I sintomi compaiono solo quando la carenza di ferro è importante e si trasforma in anemia, una condizione in cui le riserve di ferro del corpo sono così scarse che non si sono abbastanza globuli rossi per trasportare tutto l'ossigeno necessario al nostro organismo.

    La carenza di ferro è una delle carenze nutrizionali più comuni ed è la principale causa di anemia in Europa e USA.

    Fra i sintomi troviamo: stanchezza, pelle pallida e unghie deboli, stanchezza generalizzata, vertigini, mal di testa frequenti, lingua infiammata.

     

    Attraverso l'alimentazione dobbiamo aiutare il nostro organismo ad avere ferro sufficiente a svolgere le proprie attività al meglio.

    Il corpo è in grado di assorbire da due a tre volte più ferro da fonti animali rispetto alle vegetali.

    Fra le migliori fonti troviamo: carne di manzo, carne di cavallo, tacchino, pollo, maiale e pesce.

     

    Come detto in precedenza, la quantità di ferro presente nelle fonti animali e fino a 3 volte maggiore rispetto a quello presente nelle fonti vegetali, ma fra queste è importante scegliere le migliori.

    Inoltre, l'aggiunta di vitamina C aiuta l'assorbimento del ferro "vegetale".

    Un'alimentazione completa dovrebbe prevedere l'assunzione di fagioli, soia, lenticchie, verdura a foglia verde, spinaci, cereali, riso e pane arricchito.

     

    Le seguenti popolazioni di individui sono quelle a più rischio di sviluppo di carenza di ferro.

    Le donne in gravidanza o allattamento: l'aumento del volume del sangue richiede più ferro per ossigenare anche il bambino e aiutare lo sviluppo fetale.

    I bambini in età neonatale e pediatrica: dopo i 6 mesi di vita i bisogni di ferro aumentano. Il latte materno e quello artificiale sono in grado di fornire la concentrazione di ferro necessaria.

    Il latte vaccino, invece, è carente di ferro. Bere troppo latte può provocare l'insorgenza dell'anemia da latte. Massimo due tazze di latte al giorno sarebbe l'ideale.

    Donne in età fertile: è importante integrare ferro soprattutto in quelle donne che hanno mestruazioni eccessive.

     

    Quindi, per evitare eventuali carenze, bisogna seguire una dieta sana ed equilibrata, che includa buone fonti di ferro, combinate con vegetali ad alto contenuto di vitamina C.

    Solo quando strettamente necessario usare integratori di ferro.  

  • Correlazione fra assunzione di fosfatidilserina e attività fisica

    Uno studio anglo-americano, pubblicato sul Journal of the International Society of Sports Nutrition, ha valutato gli effetti di un'assunzione di fosfatidilserina in soggetti che svolgono un'attività fisica moderata.


    Studi precedenti avevano mostrato che la supplementazione di fosfatidilserina (PS) ha il potenziale per attenuare i valori di cortisolo in risposta allo svoglimento di esercizio fisico.


    Lo studio ha valutato la concentrazione nel plasma di cortisolo, lattato, ormone della crescita e testosterone, prima, durante e dopo l'esercizio in soggetti maschi adulti.
    10 uomini hanno partecipato allo studio. Ognuno assumeva 600mg di PS o un placebo per 10 giorni.
    I risultati hanno mostrato che la PS, effettivamente, abbassa i livelli di stress post allenamento e previene il deterioramento fisiologico che accompagna l'esercizio fisico moderato. Inoltre, la PS, promuove un aumento significativo dei livelli di testosterone.


    La fosfatidilserina è estratta dal cervello di animali o dalla soia. Si preferisce l'utilizza di quest'ultima perchè molti studi mostrano minori effetti indesiderati rispetto a quella di origine animale.

     

  • Cosa mangiare in caso di smagliature?

    Cosa sono le "smagliature"?

    Be', come saprete, stiamo parlando di fastidiosi inestetismi che colpiscono le donne ma anche, in maniera minore, gli uomini, di ogni età. Parliamo di cicatrici cutanee dovute alla rottura di fibre elastiche del derma, di colore rosso-viola all'inizio e bianche dopo, tipiche di un processo infiammatorio localizzato in una prima fase e trofico in seconda.

    Ma quali sono le cause che portano alla comparsa di queste cicatrici? Purtroppo al momento non sono del tutto chiare...

  • I vari tipi di sale che troviamo al supermercato, servono veramente?

    Leone nero hawaiano, rosa himalayano, rosa boliviano, primavera rosa peruviana. Questi non sono colori diversi, sono diverse varietà di sale, e sono solo alcune delle decine di opzioni ora disponibili sul mercato.


    Sali di mare e altri sali di finitura sono diventati molto popolari tra gli chef e addetti ai lavori che li utilizzano per aggiungere particolari note di sapore e colore ai piatti. 

    Questi nuovi tipi di sali non sono semplicemente considerati come più saporiti. Molti produttori e utilizzatori affermano che i sali marini sono più sani del sale da tavola perché sono più naturali e meno raffinati, oltre a contenere maggiori tracce di sali minerali.
    E i presunti vantaggi non si fermano qui. I siti di vendita online promettono che i sali marini possono eliminare tossine, bilanciare il pH del corpo, migliorare la circolazione, migliorare la salute digestiva e fornire tanti utili antiossidanti.

     

  • Insalate in busta o no?

    Insalata in busta o no?

    Negli ultimi 10 anni è decuplicato il consumo di insalate e verdure confezionate, già lavate e pronte all’uso, a discapito della verdura fresca.
    Così come è aumentato il consumo di questo prodotto, sono aumentati gli studi in merito per valutarne la qualità.

    Fra questi, due sono molto indicativi dello “stato di salute” di questo prodotto: uno studio portato avanti dall’Università di Torino e uno dall’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione.
    Secondo questi ultimi, il metodo di trattamento dei prodotti in busta riduce del 50% le proprietà antiossidanti della verdura a causa della perdita di Vitamina C e polifenoli.

    Inoltre, viene evidenziata la scarsa igiene del prodotto, con carica batterica totale (ma non patogena) elevata, già al primo giorno di produzione, per aumentare di quasi il 90% al quinto giorno della shelf life del prodotto.
    Questo è dovuto al fatto che, nonostante il sottovuoto o l’atmosfera controllata, la catena del freddo è difficile da rispettare dalla produzione al piatto in tavola, facendo si che l’umidità e la temperatura all’interno della confezione non sia stabile per tutta la durata della vita del prodotto.
    Quindi si consiglia di lavare, comunque, il prodotto prima di mangiarlo.

    A questo punto, considerati i costi del prodotto “non fresco”, superiori in media di circa 7€ al kilo, e considerato il fatto che è da lavare comunque, così come l’insalata fresca, prima dell’utilizzo e che, sempre il prodotto “non fresco”, contiene una carica batterica totale vicina ai limiti superiori della direttiva 2073/2005, conviene comunque comprare il prodotto imbustato?

     

  • Le Vitamine del Gruppo B: quali sono, a cosa servono?

    Altro video insieme ai ragazzi di Into The Fitness...

    Spesso si parla di Vitamina B, al singolare, ma, in realtà, è corretto parlare di Vitamine del Gruppo B, al plurale, tante vitamine, tutto importanti, che possiamo trovare in tanti alimenti diversi.

    Gustatevi il video e buona visione!!!

     

  • Maltodestrine e sport

    Le maltodestrine sono prodotti risultanti dalla idrolisi degli amidi.
    A differenza degli altri tipi di amidi che possono essere utilizzati prima di una prestazione sportiva, come il riso, la pasta e i cereali, le maltodestrine richiedono tempi di digestione inferiore così come di biodisponibilità.
    Dall’ idrolisi di cui sopra si originano vari tipi di maltodestrine, con lunghezze della catena saccaridica più o meno diverse fra loro.
    E’ proprio questa differenza di lunghezza a determinare la D.E. (Destrosio Equivalenza) della maltodestrina e il suo indice glicemico.
    La cosa importante da tenere a mente è quella di scegliere maltodestrine a basso D.E. perché tanto più basso è il valore di D.E. tanto più basso sarà il valore dell’indice glicemico e tanto più i valori glicemici saranno costanti durante l’attività sportiva evitando, quindi, pericolose e brusche alterazioni del tasso di glicemia che porterebbero a risposte insuliniche impreviste con conseguenze non sempre controllabili durante la prestazione sportiva.

     

  • Nutrizione ed Emicrania

    Tante persone che conosciamo e anche, magari, noi stessi, abbiamo sofferto e soffriamo di ricorrenti mal di testa. 

    Si parla di emicrania, di diversi tipi di cefalea, di problematiche cervicali, rimane comunque il fatto che il dolore e il fastidio è abbastanza presente nella vita di tutti i giorni.

     

    Stiamo parlando di un disordine neurologico che coinvolge meccanismi neurali diversi che regolano diverse funzioni autonomiche, cognitive e sensoriali. Si tratta di una situazione disabilitante, molto comune, ricorrente e che, purtroppo, vede nel sesso femminile maggiore espressione. 

  • Olive verdi o nere?

    Olive verdi o nere?

    Partendo dal presupposto che in un regime alimentare completo e più vario possibile le olive non devono mancare, quali scegliere?

    Le olive sono alimenti fondamentale, ricchi di antiossidanti, di grassi monoinsaturi e in misura minore di polinsaturi e saturi.

    I monoinsaturi hanno effetti positivi per quanto riguarda il controllo del metabolismo del colesterolo. Rispetto all'olio sono anche ricchi di potassio e ferro. Sempre i monoinsaturi hanno importanti effetti sul controllo della qualità delle vie arteriose.

    Valutando la composizione alimentare per 100gr di prodotto, le nere hanno 0.8gr di carboidrati, a differenza del grammo delle verdi; sempre le nere hanno 1.6gr di proteine a differenza delle verdi che ne hanno 0.8gr; per quanto riguarda il profilo lipidico, le nere hanno 25.1gr di lipidi totali mentre le verdi solo 15gr.

    Il consiglio è di utilizzarle entrambe in qualsiasi piano alimentare. Nel caso di piatto composito, con verdi e nere presenti insieme, aumentare le nere rispetto alle verdi.

     

  • Patate dolci. Perchè inserirle nella dieta?

    Se mangiamo una patata dolce invece di una patata bianca, avremo un'aumento dello zucchero nel sangue del 30% in meno.
    Inoltre, rispetto alle patate normali, le patate dolci hanno un indice glicemico relativamente più basso.
    Ricche di sostanze nutritive e di fibre solubili, presentano anche una concentrazione di carotenoidi relativamente alta, carotenoidi che giocano un ruolo importante nella risposta insulinica.
    Come il caffè, le patate dolci sono ricche di acido clorogenico, anch'esso protagonista nella riduzione della resistenza all'insulina.
    Le patate dolci, a differenza delle bianche, sono anche una fonte eccellente di vitamina C.
    Diversi studi hanno mostrato che una dieta ricca di beta-carotene e vitamina C, due sostanze, come detto prima, presenti nelle patate dolci, rispetto ad una dieta povera di questi micronutrienti, riduce il rischio di sviluppare il cancro alla prostata.
    Un altro studio, condotto presso l'Università di Harvard, ha messo in evidenza come una dieta ricca di beta-carotene, riduca il rischio di sviluppare il cancro del seno del 25%.
    L'assunzione di patate dolci aiuta, infine, anche in casi di pressione alta, perchè ricche di potassio, in quantità maggiore rispetto alla banana.

     

     

  • Pillole di Nutrizione - Carboidrati

    Oggi, finalmente, parte una nuova rubrica in collaborazione con i ragazzi di Into The Fitness.

    In questa rubrica affronteremo tematiche legate all'alimentazione e alla nutrizione vera e propria lasciando da parte, per un attimo, ciò che riguarda l'integrazione.

    Discuteremo di carboidrati, proteine, lipidi, bevande e prodotti alimentari in generale, sempre da un punto di vista scientifico.

    Ecco a voi "Pillole di Nutrizione"... buona visione!!!

     

     

  • Prevenzione e controllo dell'obesità con un rapporto di 1 a 1 fra Omega-6 e Omega-3

    Purtroppo nella società occidentale moderna l’alimentazione ha preso vie a noi non congeniali. Abitudini, gusti, mancanza di tempo, portano le persone a mangiare quello che il mercato offre, senza chiedersi se è veramente salutare quello che stanno ingerendo. Come tutti sapete, questa abitudine ha portato alla comparsa di svariate condizioni fisiopatologiche non ottimali per la nostra salute.

    Forse, la situazione più comune che risalta maggiormente anche ai meno esperti è la diffusione dell’obesità.

  • Quanto è importante l'uso dei latticini

    Uno studio concluso nel 2014, condotto alla Monash University, Australia, dal Dipartimento di Epidemiologia e Medicina Preventiva, ha preso in considerazione il ruolo dell'aumento del consumo di latticini sulla salute umana.


    Lo studio ha preso in esame 4000 persone di Taiwan dal 1993 ad oggi. Queste persone seguivano un'alimentazione prettamente di tipo cinese, quindi con pochissimi latticini inseriti nella propria dieta.
    Inserendo nella dieta tradizionale fino a 7 porzioni a settimana di latticini vari, è stata notato un decremento del tasso di mortalità per problemi legati all'apparato cardiovascolare, mentre non è stato rilevato nessun decremento o aumento della mortalità legata al cancro.
    Chi ha inserito nella dieta i latticini mostrava un abbassamento della pressione sanguigna, un abbassamente dell'indice corporeo ed un miglioramento del rapporto massa magra - massa grassa.


    Le conclusioni dello studio ci indicano che un'assunzione quotidiana, dalle 5 alle 7 volte a settimana, di poche quantità di prodotti di origine casearia, come una tazza di latte o massimo 45gr di formaggio, apporta all'organismo più benefici che negatività.

  • Tè o caffè?

    Il Centro di Medicina di Parigi (IPS), dal 2001 al 2008 prima e fino al 2011 poi, ha seguito più di 130.000 persone per valutare gli effetti del tè e del caffè sull'eventuale riduzione di mortalità cardiovascolare e non cardiovascolare.
    Tenendo in considerazione, a conclusione dello studio, di età, attività fisica, stile di vita, l'essere o non essere un fumatore, o esserlo stato, è emerso che il consumo di tè è in grado di ridurre la mortalità non cardiovascolare del 24%.
    Le conclusioni hanno mostrato che le foglie di tè hanno effetti più marcati sulla pressione sanguigna rispetto al caffè, con una diminuizione della pressione diastolica e sistolica.
    La mortalità cardiovascolare è lievemente più alta nei consumatori di caffè, ma non statisticamente significativa.
    Quello che è apparso evidente, invece, è che il tè è in grado di ridurre vistosamente il rischio di morte non cardiovascolare, soprattutto nei fumatori e negli ex fumatori.
    Tutto ciò è possibile, probabilmente, alla forte concentrazione di antiossidanti che possono fornire benefici di vario genere.

     

  • Vitamina A - perchè non dobbiamo dimenticarci della sua importanza?

    La Vitamina A è un micronutriente liposolubile necessario alla salute di tanti apparati del nostro organismo, come denti, occhi, ossa, pelle, apparato respiratorio, gastrointestinale, urinario e immunitario.

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