Dott. Francesco Margheriti - Biologo Nutrizionista

  • Correlazioni fra il consumo di caffè e il Diabete di Tipo 2

    Uno studio pubblicato nell'aprile 2014 su "Diabetologia", condotto dall'Harvard School of Public Health, ha messo in luce la correlazione fra il consumo di caffè e l’abbassamento del rischio di sviluppare il diabete di tipo 2.

    Lo studio ha esaminato gli effetti dell' incremento dell'assunzione di caffè e tè per 4 anni  con l'aumento o la diminuzione del rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 nei successivi 4 anni.
    Inoltre è stata valutata se l’incidenza della malattia cambiava con l’assunzione di caffè decaffeinato o meno.
    Alla fine dello studio sono state analizzate 123723 persone.

    E’ stato notato che un aumento del consumo di caffè, fino a più di una tazza al giorno rispetto alle abitudini, quindi un’assunzione fino a 360ml,  porta ad un abbassamento del rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 dell’11%.
    Allo stesso tempo è stato segnalato un aumento del 17% nel caso di riduzione di consumo di caffè.

    Questi dati non venivano confermati, invece, se l’aumento o la diminuzione del consumo riguardava il tè.

    Chi consumava anche 3 tazze al giorno mostrava un 37% di possibilità in meno di sviluppare la malattia.

    Cambiamenti nell’assunzione di caffè decaffeinato non portavano nessun effetto, né in positivo né in negativo, esattamente come per il tè.

    La cosa che ha stupito i ricercatori dell’Harvard School of Health è che i cambiamenti in positivo del rischio di sviluppare la malattia erano presenti anche se le abitudini alimentari e relativi allo stile di vita rimanevano invariate.

    Questo studio, affermano i ricercatori,  conferma tutte quelle teorie che vedono nell’aumento di consumo di caffè uno strumento per abbassare il rischio di sviluppare diabete di tipo 2.

     

  • Frutta e verdura, amici contro il cancro al seno

    Una indagine, condotta dall'Università di Harvard ha rivelato che mangiare fin da giovani molti alimenti ricchi di fibre, come frutta e verdura, riduce il rischio di ammalarsi di cancro al seno in età adulta.

     

    I ricercatori hanno esaminato la storia clinica e le abitudini alimentari di circa 90mila donne a partire dal 1991.

    Sono stati analizzati e monitorati alcuni dei fattori che sono in grado di influenzare lo stato di salute femminile, come il tipo di alimentazione, l'uso dell'alcol, l'attività fisica svolta e lo stile di vita condotto.

    Ne è emerso che seguire una dieta ricca di fibre quando si è adolescenti può comportare una riduzione del 16% del rischio di ammalarsi nel corso della vita e del 24% di ammalarsi prima della menopausa.

    Walter Willet, epidemiologo, nutrizionista ed autore della ricerca in questione, ha affermato che "grazie ai numerosi studi effettuati, sappiamo che il tessuto mammario è particolarmente influenzato da agenti cancerogeni o anti-cancerogeni nel corso dell'infanzia e dell'adolescenza. Ma ora abbiamo anche la prova che quello che diamo da mangiare ai nostri figli, in questo periodo della vita, è un fattore importante per il futuro rischio di cancro".

    Purtroppo, l'indagine non ha rivelato in che modo le fibre alimentari influenzino lo sviluppo della patologia oncologica , ma gli studiosi credono che queste possano contribuire ad abbassare i livelli di estrogeni, che solitamente hanno un ruolo nella crescita del tumore.

    "Questo studio - spiega Silvia Migliaccio, docente di Endocrinologia e Nutrizione all'Università "Foro Italico" di Roma - conferma il valore della vera Dieta Mediterranea, un regime alimentare che prevede un consumo importante di frutta e verdura, a partire dall'infanzia, e che è associato a un basso rischio di patologie metaboliche e di cancro nel corso della vita".

     

     

  • Nutrizione e Igiene Orale... ma, soprattutto, Omega 3

    Come ormai avete potuto notare, spesso mi focalizzo sull’utilità di una corretta alimentazione, una corretta nutrizione ed una precisa integrazione per la prevenzione di alcune patologie o il controllo di alcuni fattori di rischio riguardanti la salute.

    Spesso si parla di nutrizione associata a problematiche gastrointestinali, cardiovascolari, metaboliche e via discorrendo.

    Difficilmente si parla di nutrizione legata a problemi odontoiatrici.

    Le abitudini alimentari, così come influenzano la salute generale del nostro organismo, possono influenzare anche lo stato di salute della nostra bocca. Tutti sanno che un uso eccessivo di carboidrati semplici, associato ad una non puntuale igiene orale, può essere un fattore di rischio per la comparsa di carie e sviluppo di flora cariogena. Si sa anche, così come un recente studio ha mostrato, che bere un litro di bevande gassate al giorno può portare alla rimozione di un millimetro di smalto dentale nel giro di pochi anni.

    Fra i vari alimenti che possono portare ad avere problemi in questa sede troviamo:

    - frutti, succhi e polpe di frutta (con zuccheri aggiunti)

    - bevande zuccherate acide e gassate

    - confettura di frutta e gelatine varie

    - caramelle e dolciumi

    - cioccolato al latte e derivati

    - alimenti confezionati

    Quando parliamo di corretta alimentazione, nel rispetto dell’igiene orale, questa dovrebbe essere varia, regolare, povera in alimenti contenenti % di grassi saturi elevate, ricca di frutta e verdura, contenere una quantità di carboidrati integrali, carni magre e pesce adeguata, frutta secca e, soprattutto, acidi grassi omega 3.

     

    Uno studio pubblicato nel 2010 su “Nutrition” ci spiega come l’incidenza della parodontite in coloro che hanno bassi livelli di DHA sia 1.5 volte più elevata rispetto a quanto riscontrabile in coloro che hanno quantità alte di questo tipo di omega 3. Il DHA, secondo questi scienziati, avrebbe un effetto protettivo ed antinfiammatorio sulle gengive. L’anno successivo, nel 2011, sempre lo stesso gruppo di studiosi, ha pubblicato un’analisi più ampia in cui l’attenzione si è spostata sulla comparsa di parodontite e rapporto omega6-omega3; un rapporto sbilanciato a favore dei primi è associato ad una maggiore frequenza di comparsa del problema (Prostaglandins, Leukotrienes and Essential Fatty Acids).

    Gli omega 3, oltre ad un’azione antinfiammatoria, sembrano avere anche una funzione antibatterica. Gli esperti del Centro per la Ricerca sulla Salute orale del College of Dentistry dell’Università del Kentucky hanno pubblicato su “Molecular Oral Microbiology” uno studio dove si evince che DHA, ma anche EPA ed ALA (altri due tipi di omega 3), anche in dosi relativamente basse, hanno un’azione battericida nei confronti dei più comuni batteri nocivi che popolano la flora buccale.

    Ancora… una ricerca condotta alla Harvard Medical School di Boston ci avverte che assunzioni moderate di EPA e DHA riducono la frequenza del disturbo di parodontite del 20%.  Questo studio ha visto la partecipazione di 9000 adulti americani tra il 1999 e il 2004.

    Quindi, per una corretta igiene orale, ma soprattutto per una corretta prevenzione, sarebbe opportuno imparare ad usare con raziocinio questi importanti acidi grassi presenti soprattutto in pesce, alghe marine, frutta secca o sotto forma di integratori. 

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