Dott. Francesco Margheriti - Biologo Nutrizionista

  • Attenzione allo iodio

     

    Mettiamocelo bene in testa: respirare l’aria di mare non serve a farci assumere iodio. Per questo è fondamentale mangiare cibi che ne siano ricchi, pesce, molluschi e crostacei di mare in primis, e condire con (poco) sale iodato. Il consiglio vale per tutti, ma in particolare per le giovani donne in età fertile, con l’obiettivo di preservare la salute della tiroide e salvaguardare i neonati da futuri deficit intellettivi e psicomotori. E il messaggio va diffuso chiaro e forte anche in un paese circondato dal mare come l’Italia: una recente indagine condotta sui bambini in età scolare ha mostrato infatti che solo in tre Regioni, tra cui la Liguria, si raggiunge un adeguato apporto di iodio. I dati, raccolti dall’Istituto Superiore di Sanità attraverso gli Osservatori Regionali per la Prevenzione del Gozzo, mostrano uno scarso apporto iodico anche nelle donne in gravidanza che non assumevano integratori e, nei neonati, una persistente frequenza di valori elevati di Tsh, un indicatore biologico specifico dell’ipotiroidismo congenito misurato con screening obbligatorio alla nascita.

    La prevenzione è nel piatto. 
    L’unico modo che abbiamo per assumere la quantità di iodio necessario al nostro organismo è attraverso il cibo. Considerato che l’apporto di iodio giornaliero raccomandato per un adulto è di 150 mcg (Iss), tra gli alimenti che non devono mancare sulla nostra tavola ci sono i prodotti ittici, soprattutto molluschi e crostacei, che contengono circa 74 mcg di iodio per 100 gr. Un buon contributo all’apporto viene anche dai formaggi stagionati (30 mcg/hg) e anche da una tazza di latte (15 mcg/hg), senza differenze tra latte fresco e a lunga conservazione né tra intero e scremato. Più modesto l’apporto di uova (8mcg/hg), cereali (6mcg/hg) e carni e pollame (3 mcg/hg).

    Attenzione alla cottura.
     Va però considerato che con la cottura mediamente si perde circa il 30 per cento dello iodio (il 20% con la frittura, il 58% con la bollitura, e il 23% con la cottura alla griglia). Per questo è consigliabile utilizzare il sale iodato (non sostituibile con il sale marino integrale) e, in caso di diete iposodiche, consumare patate e carote iodate (0,25-0,5 mcg/g). In casi particolari e in gravidanza si possono assumere anche integratori contenenti quantità variabili di iodio (50, 100, 225 mcg) sotto forma di capsule molli che possono fornire dal 15% al 150% della razione alimentare giornaliera.

    Mamme e bambini ne consumano di più. 
    Lo iodio è indispensabile al corretto funzionamento della tiroide a cominciare dallo sviluppo prenatale. Ritardi nel linguaggio, dislessia, deficit psico motori, malformazioni congenite, cretinismo sono alcune delle più frequenti conseguenze di una carenza di iodio nella futura mamma o nelle fasi di sviluppo del feto, quando si formano alcuni degli organi più importanti, come il cervelletto. Se l’insufficienza di iodio è severa aumenta il rischio di aborto, di mortalità neo- e peri-natale, di ipotiroidismo neonatale, di gozzo neonatale e di deficit intellettivi gravi. È questo il motivo per cui nelle donne in gravidanza il fabbisogno giornaliero di iodio sale fino a 250 mcg. Anche per i lattanti il rischio è elevato: in questa fase il fabbisogno, in rapporto al peso corporeo, è maggiore che in ogni altra età della vita. In effetti il latte materno contiene una quantità elevata di iodio, più del doppio del latte vaccino; tuttavia, nel caso delle madri fumatrici, può non essere sufficiente. Per questo, durante la gravidanza e l’allattamento è importante assumere specifici integratori. “I deficit cognitivi della carenza di iodio nei bambini possono essere almeno in parte prevenuti con un’assunzione supplementare di questa preziosa sostanza durante la gravidanza”, spiega Mohamad Maghnie, Presidente Siedp, Società italiana di endocrinologia e diabetologia pediatrica e responsabile unità operativa di endocrinologia clinica e sperimentale dell’Istituto Giannina Gaslini, Università di Genova. "Dati recenti, frutto di diversi studi scientifici, dimostrano che l'assunzione di iodio nelle donne in gravidanza assicura al lattante un adeguato apporto nutrizionale di questa sostanza". Un risultato che suggerisce la necessità di sensibilizzare tutte le giovani donne, e in particolare quelle in gravidanza.

    La campagna di informazione.
     Purtroppo, non solo i cittadini comuni ma anche la classe medica sembra non essere del tutto consapevole dell’importanza del problema. La raccomandazione del ministero della Salute sul sale iodato e la Legge 55/2005 sulla Iodoprofilassi sono rimaste inascoltate. “I dati diffusi dall’Iss e la mancanza di informazione, non solo da parte della cittadinanza ma anche da parte della classe medica, ci hanno indotti a promuovere una campagna ad hoc”, conclude il presidente della Siedp. Da ottobre 2014 fino a maggio la Società scientifica organizzerà incontri di informazione ed educazione in alcune scuole primarie e dell’infanzia di Genova, Torino, Milano, Bologna, Pisa, Roma, Napoli, Potenza, Bari e Cagliari, distribuirà materiale informativo ai medici e organizzerà una serie di tavole rotonde di aggiornamento su tutto il territorio nazionale.

     

    Fonte: d.repubblica.it/benessere/2014/12/05/news/gravidanza_iodio_carenza_rischi_consigli_prevenzione-2401483/

  • I vari tipi di sale che troviamo al supermercato, servono veramente?

    Leone nero hawaiano, rosa himalayano, rosa boliviano, primavera rosa peruviana. Questi non sono colori diversi, sono diverse varietà di sale, e sono solo alcune delle decine di opzioni ora disponibili sul mercato.


    Sali di mare e altri sali di finitura sono diventati molto popolari tra gli chef e addetti ai lavori che li utilizzano per aggiungere particolari note di sapore e colore ai piatti. 

    Questi nuovi tipi di sali non sono semplicemente considerati come più saporiti. Molti produttori e utilizzatori affermano che i sali marini sono più sani del sale da tavola perché sono più naturali e meno raffinati, oltre a contenere maggiori tracce di sali minerali.
    E i presunti vantaggi non si fermano qui. I siti di vendita online promettono che i sali marini possono eliminare tossine, bilanciare il pH del corpo, migliorare la circolazione, migliorare la salute digestiva e fornire tanti utili antiossidanti.

     

  • Sclerosi multipla e sale

    Diete ricche in sale potrebbero portare al peggioramento dei sintomi legati alla sclerosi multipla ed aumentare i rischi di deterioramente neurologico. Questo è quanto alcune ricerche riportano sul British Medical Journal.


    Le precendeti ricerche indicavano che il sale poteva alterare la risposta autoimmune, implicata nello sviluppo della sclerosi multipla, ma non era chiaro in quale maniera.
    I ricercatori hanno analizzato il sangue e le urine di 70 soggetti partecipanti agli studi in questione che presentavano i sintomi della forma remittente della sclerosi multipla. Sono stati valutati i valori di sale, creatinina e vitamina D.
    I soggetti sono stati seguiti per 9 mesi, durante i quali hanno apportato delle modifiche alla loro dieta, soprattutto per quanto riguarda la concentrazione del sale nei loro pasti.
    Successivamente, per due anni, è stata valutata la loro salute neurologica.
    Un secondo gruppo, formato da 52 soggetti, è stato utilizzato come controllo.


    E' stato visto che esiste un collegamento fra l'assunzione di alte concentrazione di sale e il peggioramento della situazione patologica.
    I ricercatori, quindi, consigliano di ridurre l'assunzione di sale al minimo possibile perchè questo porterà ad una più lenta progressione dei sintomi della malattia.

     

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