Dott. Francesco Margheriti - Biologo Nutrizionista

  • Aumento di peso e comparsa di tumori: esistono correlazioni?

    Al momento non esiste ancora alcun motivo per ritrovarsi in una situazione di sovrappeso o obesità con l’avanzare dell’età. Un team internazionale di ricercatori ha identificato altri 8 tipi di cancro legati a queste due condizioni fisio-patologiche non ottimali per la salute: stomaco, fegato, cistifellea, pancreas, ovaio, meningioma, tiroide e mieloma multiplo.

    I dati suggeriscono che limitare l’aumento di peso nel corso dei decenni potrebbe contribuire a ridurre il rischio ci comparsa dei tumori sopra elencati.

    I risultati, pubblicati questo 25 agosto sul New Journal of Medice, si basano su una revisione di più di 1000 studi sull’eccesso di peso e rischio di cancro analizzati dalla Agenzia Internazionale dell’ IARC.

    “La presenza del cancro a causa di una condizione di sovrappeso o obesità è più ampia di quello che si prevedeva”, parole di Graham Colditz, DrPH della Washington University School of Medicine di St. Luis, che ha guidato il gruppo di lavoro IARC, “molti dei tumori di nuova identificazione sono legati all’eccesso di peso e non sono stati considerati in tal senso per molti anni dalla popolazione normale e dalla componente scientifica della nostra società”.

    I risultati di questo studio potrebbero avere un impatto significativo sulla popolazione mondiale. In tutto il mondo, si stima che 640 milioni di adulti e 110 milioni di bambini sono obesi.

    Nel 2002, lo stesso gruppo di ricercatori ha evidenziato una correlazione fra aumento di peso e comparsa di tumore al colon negli uomini, oltre alla comparsa di cancro in esofago, rene, seno e utero nelle donne.

    “Lo stile di vita, come mangiare in maniera consona, seguire una dieta sana, mantenere il peso entro limiti costanti, fare esercizio fisico, non fumare, può avere un impatto significativo sulla riduzione della comparsa del cancro”, ha detto Colditz. “Gli sforzi della sanità pubblica per la lotta contro il cancro dovrebbero concentrarsi su queste cose, situazione che possono essere controllate più facilmente dalla volontà del singolo soggetto”.

    “Perdere peso è difficile per molte persone; invece di scoraggiarsi e rinunciare, chi si trova in questa situazione dovrebbe concentrarsi sull’evitare un ulteriore aumento del peso stesso”.

    Per la maggior parte dei tumori presenti in questo articolo, i ricercatori hanno osservato una relazione dose-risposta di tipo positivo: maggiore era l’indice di massa corporea (BMI), maggiore era il rischio di cancro.

    I risultati erano simili fra uomini e donne, appartenenti a gruppi etnici diversi fra loro.

    Il grasso in eccesso porta ad una sovrapproduzione di estrogeni, testosterone ed insulina, promuove l’infiammazione, tutti elementi utili allo sviluppo del cancro.

    E’ quindi giunto il momento di prendere in considerazione, sul serio, il discorso salute. Prevenire è sempre meglio che curare, soprattutto quando la cura per alcune patologia (come alcuni di tipo di cancro) non è al momento disponibile.

     

     

    1. Béatrice Lauby-Secretan, Chiara Scoccianti, Dana Loomis, Yann Grosse, Franca Bianchini, Kurt Straif. Body Fatness and Cancer — Viewpoint of the IARC Working GroupNew England Journal of Medicine, 2016; 375 (8): 794 DOI: 10.1056/NEJMsr1606602
  • Avete mai sentito parlare del Tribulus Terrestris?

    Come da titolo, cari lettori, oggi vi presento una pianta usata da millenni in Asia e da qualche decennio in Europa.

    Si tratta del Tribulus Terrestris. 

    Molti considerano questa pianta miracolosa, ma quanto c'è di vero in quello che si dice circa il Tribulus?

    Nel video, fatto con i ragazzi di Into The Fitness, cercherò di spiegare in maniera semplice e veloce cosa è, a cosa potrebbe servire e cosa ci dice la scienza in merito.

     

    Buona visione!!!

  • Bromelina e sue possibili applicazioni

    Con il termine bromelina ci si riferisce a due enzimi proteolitici sulfidrici presenti nella frutta, in special modo nel gambo dell'ananas.

    Questa piccola proteina è in grado di idrolizzare e scindere una grande varietà di proteine, sia in ambienti acidi che in ambienti alcalini.

    Isolata, originariamente, verso la fine del 1800, la bromelina può svolgere un ruolo fondamentale nella digestione, nell'attenuazione del dolore, nel processo di cicatrizzazione delle ferite e nella prevenzione delle malattie da irritazione.

    La caratteristica migliore della bromelina è quella di essere assorbita completamente intatta a livello dell'intestino tenue, portando questo enzima ad essere protagonista dei vari processi caratterizzanti, ad esempio, la riduzione dell'arrossamento.

    In Europa, la bromelina, è utilizzata soprattutto nella riabilitazione post intervento, grazie alla sua capacità di ridurre gonfiori, ecchimosi ed accellerare i tempi di guarigione.

    In Germania, integratori a base di bromelina vengono utilizzati per migliorare la congestione nasale.

    Attualmente è in fase di studio il suo utilizzo per via topica in situazioni che presentano ustioni di terzo e secondo grado.

    In ambito sportivo, la bromelina viene spesso utilizzata per accellerare i tempi di guarigione dopo una lesione muscolare, distorsioni o contusioni.

    La bromelina può essere anche utilizzata in presenza di emorroidi e vene varicose.

    Infine, uno studio tedesco ha mostrato come la bromelina può rafforzare l'attività del sistema immunitario, anche in presenza di cancro al seno. Questo è possibile perchè la bromelina contrasta gli effetti collaterali del cancro come la capacità di diminuire l'attività del sistema immunitario.

    La Bromelina può essere somministrata per via orale, parenterale o per infusione endovenosa ed è stato accertato che fino al 40% della Bromelina somministrata per os può essere assorbita come tale

    Preparati a base di ananas con alte concentrazioni di bromelina sono sconsigliati in soggetti che presentano ulcera peptica e che stanno seguendo una terapia anticoagulante.

     

  • Cibi e depressione. Quali ci possono aiutare a prevenire tale disturbo?

    Seguire una dieta ricca e varia e a basso contenuto di prodotti a base di carne lavorata e trasformata, può aiutarci a prevenire la depressione... almeno questo è quello che uno studio in particolare ci suggerisce. 

    La Dott.ssa Almudena Sanchez-Villegas, dell'Università di Las Palmas, Spagna, ci suggerisce che per ridurre il rischio di depressione, "la gente può mangiare tutto, ma tutto in moderazione", a patto che vengano mangiate moltissime verdure, frutta, noci, pesce e vengano evitati fast food e carni lavorate.

  • Correlazione fra assunzione di fosfatidilserina e attività fisica

    Uno studio anglo-americano, pubblicato sul Journal of the International Society of Sports Nutrition, ha valutato gli effetti di un'assunzione di fosfatidilserina in soggetti che svolgono un'attività fisica moderata.


    Studi precedenti avevano mostrato che la supplementazione di fosfatidilserina (PS) ha il potenziale per attenuare i valori di cortisolo in risposta allo svoglimento di esercizio fisico.


    Lo studio ha valutato la concentrazione nel plasma di cortisolo, lattato, ormone della crescita e testosterone, prima, durante e dopo l'esercizio in soggetti maschi adulti.
    10 uomini hanno partecipato allo studio. Ognuno assumeva 600mg di PS o un placebo per 10 giorni.
    I risultati hanno mostrato che la PS, effettivamente, abbassa i livelli di stress post allenamento e previene il deterioramento fisiologico che accompagna l'esercizio fisico moderato. Inoltre, la PS, promuove un aumento significativo dei livelli di testosterone.


    La fosfatidilserina è estratta dal cervello di animali o dalla soia. Si preferisce l'utilizza di quest'ultima perchè molti studi mostrano minori effetti indesiderati rispetto a quella di origine animale.

     

  • Correlazioni fra il consumo di caffè e il Diabete di Tipo 2

    Uno studio pubblicato nell'aprile 2014 su "Diabetologia", condotto dall'Harvard School of Public Health, ha messo in luce la correlazione fra il consumo di caffè e l’abbassamento del rischio di sviluppare il diabete di tipo 2.

    Lo studio ha esaminato gli effetti dell' incremento dell'assunzione di caffè e tè per 4 anni  con l'aumento o la diminuzione del rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 nei successivi 4 anni.
    Inoltre è stata valutata se l’incidenza della malattia cambiava con l’assunzione di caffè decaffeinato o meno.
    Alla fine dello studio sono state analizzate 123723 persone.

    E’ stato notato che un aumento del consumo di caffè, fino a più di una tazza al giorno rispetto alle abitudini, quindi un’assunzione fino a 360ml,  porta ad un abbassamento del rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 dell’11%.
    Allo stesso tempo è stato segnalato un aumento del 17% nel caso di riduzione di consumo di caffè.

    Questi dati non venivano confermati, invece, se l’aumento o la diminuzione del consumo riguardava il tè.

    Chi consumava anche 3 tazze al giorno mostrava un 37% di possibilità in meno di sviluppare la malattia.

    Cambiamenti nell’assunzione di caffè decaffeinato non portavano nessun effetto, né in positivo né in negativo, esattamente come per il tè.

    La cosa che ha stupito i ricercatori dell’Harvard School of Health è che i cambiamenti in positivo del rischio di sviluppare la malattia erano presenti anche se le abitudini alimentari e relativi allo stile di vita rimanevano invariate.

    Questo studio, affermano i ricercatori,  conferma tutte quelle teorie che vedono nell’aumento di consumo di caffè uno strumento per abbassare il rischio di sviluppare diabete di tipo 2.

     

  • Cosa mangiare per aiutare il nostro cervello a vivere in salute?

    Con la sempre più imminente presente stagione estiva, in studio ho il piacere di incontrare soggetti che hanno come unico scopo quello di mangiare in una certa maniera perchè hanno voglia di migliorare la propria estetica, da sfoggiare poi magari in spiaggia o in piscina.

    L'alimentazione, oltre ad avere un ruolo fondamentale nel modificare il nostro aspetto esteriore, ha un ruolo di primaria importanza nella salute del nostro cervello.

    Ebbene si, quell'organo fondamentale che tutti dobbiamo usare e di cui dobbiamo tenere grande cura.

  • Effetto della creatina sui cambiamenti della massa corporea e del muscolo scheletrico

     

    L'assunzione di creatina è in genere associata ad aumenti del peso corporeo. L'aumento ponderale spesso si verifica abbastanza rapidamente ed è probabilmente correlato a un aumento del contenuto totale di acqua nel corpo.

    Un aumento del contenuto di creatina nel muscolo scheletrico determina un aumento del gradiente osmotico intracellulare, provocando una maggiore ritenzione idrica nel muscolo. 

    Quando la supplementazione di creatina si prolunga nel tempo, gli aumenti della massa corporea sono in genere correlati ad un aumento della massa magra. Questi cambiamenti sono probabilmente correlati agli adattamenti fisiologici che derivano da uno stimolo di allenamento più efficace in seguito alla supplementazione di creatina (Hoffman, 2010).

    Volek e coll. (1999) hanno descritto aumenti significativamente maggiori, dopo un programma di allenamento contro resistenza periodizzato di 12 settimane, della sezione trasversa delle fibre di Tipo I, Tipo II e Tipo IIab nei partecipanti che avevano consumato creatina rispetto ad un placebo.

    Willougby e Rosene (2001) hanno dimostrato che l'assunzione di creatina può potenziare la risposta della sintesi della catena pesante della miosina, dopo un programma di allenamento contro resistenza periodizzato di 12 settimane.

    Sebbene questi studi dimostrino che la combinazione di consumo di creatina e di esercizio contro resistenza sia uno stimolo potente per amplificare l'adattamento fisiologico all'allenamento, altri hanno dimostrato che la creatina di per sè può avere la capacità di stimolare l'adattamento delle cellule muscolari senza uno stimolo di allenamento.

    Vierck e coll. (2003) hanno riferito un aumento della proliferazione delle cellule satellite quando la creatina è stata aggiunta a una coltura cellulare di cellule satellite.

    Pertanto, la creatina può avere sia un ruolo diretto che indiretto nello stimolare i cambiamenti morfologici del muscolo.

  • Ferro ed attività fisica per migliorare lo studio

    Siamo a maggio, quindi vicini al periodo degli esami, sia per quanto riguarda la scuola secondaria che per quanto riguarda gli studenti universitari. Di solito, questo è un periodo nel quale il soggetto tende a concentrarsi solo ed esclusivamente sugli studi, tralasciando la corretta alimentazione a favore di spuntini veloci e spesso poco salutari e mettendo da parte, per alcune settimane, qualsiasi tipo di attività fisica.

    In realtà, questo modo di approcciarsi, anche se potrebbe regalarvi qualche ora in più di studio, alla lunga, non è salutare e non è fruttifero per quanto riguarda il vostro sapere. 

  • Frutta e verdura, amici contro il cancro al seno

    Una indagine, condotta dall'Università di Harvard ha rivelato che mangiare fin da giovani molti alimenti ricchi di fibre, come frutta e verdura, riduce il rischio di ammalarsi di cancro al seno in età adulta.

     

    I ricercatori hanno esaminato la storia clinica e le abitudini alimentari di circa 90mila donne a partire dal 1991.

    Sono stati analizzati e monitorati alcuni dei fattori che sono in grado di influenzare lo stato di salute femminile, come il tipo di alimentazione, l'uso dell'alcol, l'attività fisica svolta e lo stile di vita condotto.

    Ne è emerso che seguire una dieta ricca di fibre quando si è adolescenti può comportare una riduzione del 16% del rischio di ammalarsi nel corso della vita e del 24% di ammalarsi prima della menopausa.

    Walter Willet, epidemiologo, nutrizionista ed autore della ricerca in questione, ha affermato che "grazie ai numerosi studi effettuati, sappiamo che il tessuto mammario è particolarmente influenzato da agenti cancerogeni o anti-cancerogeni nel corso dell'infanzia e dell'adolescenza. Ma ora abbiamo anche la prova che quello che diamo da mangiare ai nostri figli, in questo periodo della vita, è un fattore importante per il futuro rischio di cancro".

    Purtroppo, l'indagine non ha rivelato in che modo le fibre alimentari influenzino lo sviluppo della patologia oncologica , ma gli studiosi credono che queste possano contribuire ad abbassare i livelli di estrogeni, che solitamente hanno un ruolo nella crescita del tumore.

    "Questo studio - spiega Silvia Migliaccio, docente di Endocrinologia e Nutrizione all'Università "Foro Italico" di Roma - conferma il valore della vera Dieta Mediterranea, un regime alimentare che prevede un consumo importante di frutta e verdura, a partire dall'infanzia, e che è associato a un basso rischio di patologie metaboliche e di cancro nel corso della vita".

     

     

  • Integrazione di Vitamina D nel periodo gestazionale e di allattamento

    Una nuova ricerca dell’Università di Otago, Nuova Zelanda, ha scoperto che dare alle madri che allattano alte dosi di Vitamina D potrebbe aiutare ad aumentare i livelli di Vitamina D nei loro bambini.

     

  • Maqui: studio clinico per valutare l'azione delle antocianine sui bio marker del danno ossidativo

    Numerose evidenze scientifiche suggeriscono che i polifenoli dei frutti a bacca, e in particolare le antocianine e le delfinidine, hanno la capacità di proteggere contro le malattie associate all’età attraverso una varietà di importanti meccanismi. L’integrazione dietetica con polifenoli vegetali può essere una strategia vincente per ristabilire o mantenere un relativo stato di equilibrio nei processi di produzione di ossidazioni e di radicali liberi.


    L’obiettivo dello studio condotto dal gruppo policentrico italiano e cileno è stato quello di studiare gli effetti biochimici e metabolici della somministrazione orale di antocianine di Maqui (Aristotelia chilensis) sulla perossidazione lipidica in soggetti volontari sani sovrappeso, di età compresa tra 45-65 anni, utilizzando un protocollo in doppio cieco randomizzato cross-over.

    Lo studio prevedeva una somministrazione dell’integratore o del placebo per circa un mese, successivamente ai soggetti è stato somministrato, dopo cross-over, integratore o placebo per un ulteriore altro mese, con durata complessiva dello studio di 2 mesi.

    In particolare si è testata l’efficacia di un trattamento della durata di 4 settimane nel proteggere i lipidi ematici e le cellule dei soggetti trattati dallo stress ossidativo. Parallelamente è stata valutata la capacità del trattamento con Maqui RX di ridurre i marker infiammatori.

    Sono stati testati 42 soggetti ai quali è stato somministrato per via orale un estratto di Maqui (Delphinol®) (162 mg di antocianine) o placebo 3 volte al giorno per 4 settimane. Durante tutto il periodo dello studio, sono stati rilevati parametri del sangue e delle urine (prima, dopo la supplementazione e 40 giorni dopo il temine dello studio). Il danno ossidativo lipidico è stato valutato misurando il colesterolo LDL plasmatico ossidato circolante e altre sostanze ossidate nelle urine (gli isoprostani F2α totali). Sono state valutate anche misure antropometriche, pressione sanguigna e profilo lipidico.

    Nel gruppo che aveva assunto l’integratore si è notato un miglioramento dei valori degli indicatori dello stress ossidativo e una diminuzione della perossidazione lipidica dopo somministrazione orale di Maqui. Questa osservazione può essere attribuita all'efficacia degli antociani estratti dalla bacca di Maqui nel migliorare i meccanismi antiossidanti di difesa e di conseguenza di aumentare l’azione protettiva contro l’infiammazione.

     


    Questo studio consente di stabilire una base per prendere in considerazione l'uso dei polifenoli per lo sviluppo di nuove strategie nutrizionali per gestire una corretta condizione di salute e contro specifiche malattie età-correlate.

  • Nutrizione e Igiene Orale... ma, soprattutto, Omega 3

    Come ormai avete potuto notare, spesso mi focalizzo sull’utilità di una corretta alimentazione, una corretta nutrizione ed una precisa integrazione per la prevenzione di alcune patologie o il controllo di alcuni fattori di rischio riguardanti la salute.

    Spesso si parla di nutrizione associata a problematiche gastrointestinali, cardiovascolari, metaboliche e via discorrendo.

    Difficilmente si parla di nutrizione legata a problemi odontoiatrici.

    Le abitudini alimentari, così come influenzano la salute generale del nostro organismo, possono influenzare anche lo stato di salute della nostra bocca. Tutti sanno che un uso eccessivo di carboidrati semplici, associato ad una non puntuale igiene orale, può essere un fattore di rischio per la comparsa di carie e sviluppo di flora cariogena. Si sa anche, così come un recente studio ha mostrato, che bere un litro di bevande gassate al giorno può portare alla rimozione di un millimetro di smalto dentale nel giro di pochi anni.

    Fra i vari alimenti che possono portare ad avere problemi in questa sede troviamo:

    - frutti, succhi e polpe di frutta (con zuccheri aggiunti)

    - bevande zuccherate acide e gassate

    - confettura di frutta e gelatine varie

    - caramelle e dolciumi

    - cioccolato al latte e derivati

    - alimenti confezionati

    Quando parliamo di corretta alimentazione, nel rispetto dell’igiene orale, questa dovrebbe essere varia, regolare, povera in alimenti contenenti % di grassi saturi elevate, ricca di frutta e verdura, contenere una quantità di carboidrati integrali, carni magre e pesce adeguata, frutta secca e, soprattutto, acidi grassi omega 3.

     

    Uno studio pubblicato nel 2010 su “Nutrition” ci spiega come l’incidenza della parodontite in coloro che hanno bassi livelli di DHA sia 1.5 volte più elevata rispetto a quanto riscontrabile in coloro che hanno quantità alte di questo tipo di omega 3. Il DHA, secondo questi scienziati, avrebbe un effetto protettivo ed antinfiammatorio sulle gengive. L’anno successivo, nel 2011, sempre lo stesso gruppo di studiosi, ha pubblicato un’analisi più ampia in cui l’attenzione si è spostata sulla comparsa di parodontite e rapporto omega6-omega3; un rapporto sbilanciato a favore dei primi è associato ad una maggiore frequenza di comparsa del problema (Prostaglandins, Leukotrienes and Essential Fatty Acids).

    Gli omega 3, oltre ad un’azione antinfiammatoria, sembrano avere anche una funzione antibatterica. Gli esperti del Centro per la Ricerca sulla Salute orale del College of Dentistry dell’Università del Kentucky hanno pubblicato su “Molecular Oral Microbiology” uno studio dove si evince che DHA, ma anche EPA ed ALA (altri due tipi di omega 3), anche in dosi relativamente basse, hanno un’azione battericida nei confronti dei più comuni batteri nocivi che popolano la flora buccale.

    Ancora… una ricerca condotta alla Harvard Medical School di Boston ci avverte che assunzioni moderate di EPA e DHA riducono la frequenza del disturbo di parodontite del 20%.  Questo studio ha visto la partecipazione di 9000 adulti americani tra il 1999 e il 2004.

    Quindi, per una corretta igiene orale, ma soprattutto per una corretta prevenzione, sarebbe opportuno imparare ad usare con raziocinio questi importanti acidi grassi presenti soprattutto in pesce, alghe marine, frutta secca o sotto forma di integratori. 

  • Obesità e infertilità. Molto più che una supposizione

    Negli ultimi decenni la qualità del liquido seminale è andata sempre più peggiorando, tanto che le nuove linee guida elaborate dall’ OMS evidenziano una riduzione dei limiti di “normalità” di molti parametri dello spermiogramma, proprio per evitare diagnosi di infertilità in moltissimi giovani.

     

  • Perchè usare l'avocado? 8 ottimi motivi

    L’avocado è un frutto originario del Messico. Negli ultimi anni, i vari dipartimenti della salute di ogni nazione ne parlano come se fosse un frutto miracoloso da utilizzare sia nelle diete normo caloriche che nelle diete dimagranti. Effettivamente l’avocado può essere e deve essere considerato più di un semplice frutto o condimento per una fresca insalata.

    E’ il suo contenuto di grassi monoinsaturi a renderlo così speciale (circa 20gr per singolo frutto).
    Con la sua comprovata capacità di abbassare i livelli di colesterolo, sedare gli attacchi di fame improvvisi, ridurre il grasso (soprattutto a livello addominale), l’avocado è senza dubbio un punto fermo in ogni piano nutrizionale moderno, specialmente quando questi sono rivolti alla perdita di massa grassa.

     

    Di seguito, 8 ragioni per le quali utilizzare questo concentrato di grassi… buoni:

     

    1. “Nemico dei medici e del colesterolo”

    Una volta si diceva che “una mela al giorno, toglie il medico di torno”. I ricercatori ora dicono che è l’ avocado che può davvero tenere il medico - e i livelli di colesterolo -  lontani dalla nostra vita.

    Uno studio pubblicato sul Journal of American Heart Association ha messo in comparazione fra loro 45 persone in sovrappeso le quali hanno seguito 3 diversi approcci nutrizionali con lo scopo di abbassare i livelli di colesterolo, per 5 settimane.
    Un approccio dietetico prevedeva l’assunzione del 24% delle calorie totali sotto forma di grasso, non includendo l’avocado.
     Il secondo prevedeva un’assunzione leggermente superiore di calorie “grasse”, 34%, sempre senza utilizzare avocado.
    Il terzo prevedeva la stessa assunzione di grassi, ma introdotti tramite l’utilizzo dell’avocado.

    Il risultato? I soggetti che hanno seguito il piano nutrizionale che prevedeva l’assunzione del 34% di grassi grazie all’utilizzo dell’avocado presentavano una diminuzione di 13.5mg/dL di LDL, il colesterolo “cattivo”, riduzione importante per abbassare significativamente il rischio di malattie cardiache.
    Chi ha seguito il secondo approccio dietetico ha visto una riduzione di 8.3mg/dL, mentre chi ha seguito il primo approccio, quello con la minore assunzione di grassi, ha visto una diminuzione di solo 7.4mg/dL.
    I ricercatori attribuiscono il risultato alla presenza di grassi monoinsaturi nell’avocado che svolgono un ruolo importante nel ridurre i livelli di colesterolo elevati, la resistenza all’insulina, l’eccesso di peso.

    2. Cintura antigrasso

    Oltre a fare attività fisica e a mangiare in maniera ordinata, cominciate ad utilizzare vari tipi di olio leggermente più sani rispetto a quelli che di solito utilizzatet in cucina.
    Cominciate ad usare olio extravergine d’oliva e olio di avocado.
    Questi sono ricchi di acido oleico e acidi grassi monoinsaturi capaci di aiutare a perdere grasso a livello addominale, diminuendo anche il rischio di comparsa di sindrome metabolica.

    Un recente studio della Penn State ci dice che persone che hanno consumato 40 grammi (circa 3 cucchiai) di oli ad alto contenuto di oleico su base giornaliera per quattro settimane, hanno visto una diminuzione del grasso a livello addominale dell’ 1,6 per cento in più  rispetto a coloro che hanno consumato una  miscela di olio di lino, che, invece, è relativamente ricco in contenuto di acidi grassi polinsaturi.

    Un secondo studio sulla rivista Diabetes Care ci porta risultati simili: una dieta ricca di grassi monoinsaturi può effettivamente impedire la distribuzione del grasso corporeo intorno alla pancia andando a regolare l'espressione di alcuni geni particolari. Un cucchiaio di olio di avocado contiene circa 10 grammi di grassi monoinsaturi – un valore quasi identico a quello dell’ olio extra vergine di oliva. A differenza dell’olio extravergine di oliva, l’olio di avocado ha un punto di fumo molto alto, così da poterlo usare per soffritti e fritti senza il rischio di creare troppi radicali liberi che possano danneggiare la vostra salute.

    3. Concentrato di nutrienti

    A basso contenuto calorico, piene zeppe di sostanze nutritive importanti che possono ridurre la circonferenza  vita, ricche di vitamine, le verdure sono, di solito, le migliori amiche di una dieta… ma non sarà possibile ottenere grande beneficio solo con l’insalata senza l'aggiunta di un po 'di grasso, dicono i ricercatori. E quando si tratta di grasso, l’avocado ci viene in soccorso.

    In uno studio, pubblicato sulla rivista Molecular Nutrition & Food Research, i ricercatori hanno alimentato i partecipanti con insalate condite con saturi, monoinsaturi e polinsaturi. Il ​​loro sangue è stato testato per l'assorbimento dei carotenoidi liposolubili.

    Il risultato? Chi ha consumato verdure condite con monoinsaturi necessitava di una minor quantità di grassi - solo 3 grammi - per ottenere l'assorbimento di più carotenoidi, mentre, chi assumeva grassi saturi e condimenti a base di grassi polinsaturi necessitavano di una maggiore quantità di grasso (20 grammi) per ottenere lo stesso beneficio.

    Un altro studio sul Journal of Nutrition ha scoperto che l'aggiunta di avocado nell’ insalata ha permesso, ai partecipanti allo studio, di assorbire da tre a cinque volte più carotenoidi rispetto al gruppo di controllo.

    4. Nemici dei radicali

    I radicali liberi sono molecole che scatenano diverse reazioni a catena nel corpo umano e danneggiano cellule e DNA, causando vari problemi alla nostra salute.

    Gli antiossidanti presenti in frutta e verdura fresca possono aiutare a neutralizzare alcuni radicali liberi, ma non riescono a raggiungere i mitocondri, posto preferito  per i radicali liberi. E questo è un problema. Quando i nostri mitocondri non funzionano correttamente, il nostro metabolismo funziona in modo meno efficiente.

    Una nuova ricerca condotta in Messico ha scoperto che i monoinsaturi presenti nell’olio spremuto dal frutto può aiutare in questo senso. I ricercatori dicono che i risultati ottenuti sono simili a quelli riscontrati in chi fa abbondante uso di olio d’oliva extravergine.

    5. Fenomenale spezza-fame

    In uno studio pubblicato sul Nutrition Journal, i partecipanti che hanno mangiato mezzo avocado fresco a pranzo hanno riportato un calo del 40 per cento del desiderio di mangiare nelle ore successive.

    6. Attivatore del metabolismo

    I risultati dell'indagine, pubblicati nel Nutrition Journal, hanno scoperto che il consumo di mezzo avocado di medie dimensioni al giorno è altamente correlato ad una migliore qualità della dieta complessiva e a una riduzione del  50%  del rischio di comparsa della sindrome metabolica. Non solo i mangiatori di avocado riportano un indice di massa corporea più basso e una circonferenza della vita minore, ma tendono anche a consumare  in modo significativo più frutta, verdura , fibre e vitamina K - nutrienti associati alla maggiore perdita di peso.

    7. Stabilizzatore di zuccheri

    Un avocado fornisce, oltre alla giusta quantità di grasso, anche quasi 20 vitamine, minerali e fitonutrienti essenziali per il controllo del peso, tra cui 14 grammi di fibre sazianti e 60 microgrammi di vitamina K - un nutriente che aiuta a regolare il metabolismo degli zuccheri e la sensibilità all'insulina.

    8. Concentrato di energie

    Gli integratori pre-allenamento pretendono di dare quella spinta in più necessaria per lavorare meglio in palestra e magari sudare di più.

    Secondo i ricercatori, mangiare avocado può fornire la stessa spinta energetica di un integratore, però naturalmente.

    Uno studio pubblicato sul Journal of Clinical Nutrition ha confrontato gli effetti di una dieta di tre settimane ad alto contenuto di acido palmitico (grassi saturi) con una dieta equi-calorica ad alto contenuto di acido oleico (grasso monoinsaturo). I soggetti hanno seguito ogni dieta per tre settimane alla volta, durante le quali i ricercatori hanno valutato l'attività fisica e il tasso metabolico dopo aver mangiato.

    I risultati? L'attività fisica è stata del 13,5 per cento più intensa durante le settimane di assunzione di pasti ad alto contenuto di monoinsaturi.

     

    Da questi studi e dati si evince quanto noi italiani siamo fortunati perché abbiamo e sappiamo utilizzare un prodotto che ci invidiano in ogni parte del mondo, l’olio extravergine d’oliva, ricco di grassi monoinsaturi.

    Dobbiamo toglierci dalla mente l’idea di contare i cucchiaini ogni giorno, è un approccio vecchio e senza senso.

    In quanto persone intelligenti e aperte alle novità, ora sappiamo che oltre all’olio d’oliva, esistono tanti altri prodotti con qualità simili al nostro olio, tra questi l’avocado, frutto saporito e facile da usare per guarnire tanti tipi di piatti e pietanze.

     

     

  • Possibile correlazione fra tumore al seno e zucchero

    Uno studio del MD Anderson Cancer Center dell’Università del Texas afferma che le elevate quantità di zucchero della dieta tipica occidentale possono aumentare il rischio di comparsa di cancro al seno e metastasi polmonari.

     

     

    I risultati, pubblicati online il primo di gennaio 2016, hanno evidenziato l’effetto dello zucchero presente nella dieta nel percorso di segnalazione enzimatico della 12-LOX (12-lipossigenasi).

    Yang Peiying, Ph.D, Professore Assistente presso la cattedra di Medicina Integrativa, ha detto: “Abbiamo scoperto che l’assunzione di saccarosio nei topi, paragonabile al livello di assunzione di un comune soggetto occidentale, ha portato ad un aumento della comparsa del tumore e ad una maggiore velocità di comparsa delle metastasi, rispetto ad una dieta senza zuccheri. Ciò è dovuto, in parte, ad una maggiore espressione di 12-LOX e all’espressione di un acido grasso correlato chiamato 12-HETE (12-idrossieicosatetraenoico)”.

     

     

    Precedenti studi epidemiologici hanno dimostrato che l’assunzione si zucchero tramite la dieta ha un impatto maggiore sullo sviluppo del cancro al seno, dove, alla base, l’infiammazione svolge un ruolo determinante.

    “L’attuale studio ha cercato di capire l’impatto dello zucchero presente nella dieta sullo sviluppo del tumore della ghiandola mammaria in modelli diversi di topo, insieme ai vari meccanismi che possono essere coinvolti”, sostiene Lorenzo Cohen, Ph.D, co-autore dello studio. “Abbiamo stabilito che i protagonisti di questa scoperta sono il fruttosio, presente sotto forma di sciroppo, e il comune zucchero da tavola”.

    I ricercatori affermano che il consumo di dosi moderate di zucchero è essenziale, mentre il consumo spropositato di zucchero, soprattutto quello presente nelle bevande gasate, è identificato come uno degli elementi che ha contribuito maggiormente al diffondersi dell’obesità, delle malattie cardiache e, ora, del cancro.

    Il team di ricerca ha condotto 4 studi diversi in cui i topi sono stati randomizzati in gruppi diversi in base alla dieta. A sei mesi di età, il 30% che hanno seguito una dieta ricca di amido presentavano livelli normali di marker tumorali, mentre il 58% dei topi che hanno seguito una dieta ricca di saccarosio o fruttosio, presentavano marker tumorali più alti rispetto al gruppo di controllo.

     

    “Lo studio suggerisce che il saccarosio e il fruttosio inducono la 12-LOX e la conseguente produzione di 12-idrossieicotetraenoico nelle cellule tumorali, ciò indica una possibile via di segnalazione responsabile della crescita del tumore nel topo, promossa dall’assunzione dello zucchero. Bisogna capire se questo effetto è diretto o indiretto”, secondo Cohen.

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