Dott. Francesco Margheriti - Biologo Nutrizionista

  • Aumento di peso e comparsa di tumori: esistono correlazioni?

    Al momento non esiste ancora alcun motivo per ritrovarsi in una situazione di sovrappeso o obesità con l’avanzare dell’età. Un team internazionale di ricercatori ha identificato altri 8 tipi di cancro legati a queste due condizioni fisio-patologiche non ottimali per la salute: stomaco, fegato, cistifellea, pancreas, ovaio, meningioma, tiroide e mieloma multiplo.

    I dati suggeriscono che limitare l’aumento di peso nel corso dei decenni potrebbe contribuire a ridurre il rischio ci comparsa dei tumori sopra elencati.

    I risultati, pubblicati questo 25 agosto sul New Journal of Medice, si basano su una revisione di più di 1000 studi sull’eccesso di peso e rischio di cancro analizzati dalla Agenzia Internazionale dell’ IARC.

    “La presenza del cancro a causa di una condizione di sovrappeso o obesità è più ampia di quello che si prevedeva”, parole di Graham Colditz, DrPH della Washington University School of Medicine di St. Luis, che ha guidato il gruppo di lavoro IARC, “molti dei tumori di nuova identificazione sono legati all’eccesso di peso e non sono stati considerati in tal senso per molti anni dalla popolazione normale e dalla componente scientifica della nostra società”.

    I risultati di questo studio potrebbero avere un impatto significativo sulla popolazione mondiale. In tutto il mondo, si stima che 640 milioni di adulti e 110 milioni di bambini sono obesi.

    Nel 2002, lo stesso gruppo di ricercatori ha evidenziato una correlazione fra aumento di peso e comparsa di tumore al colon negli uomini, oltre alla comparsa di cancro in esofago, rene, seno e utero nelle donne.

    “Lo stile di vita, come mangiare in maniera consona, seguire una dieta sana, mantenere il peso entro limiti costanti, fare esercizio fisico, non fumare, può avere un impatto significativo sulla riduzione della comparsa del cancro”, ha detto Colditz. “Gli sforzi della sanità pubblica per la lotta contro il cancro dovrebbero concentrarsi su queste cose, situazione che possono essere controllate più facilmente dalla volontà del singolo soggetto”.

    “Perdere peso è difficile per molte persone; invece di scoraggiarsi e rinunciare, chi si trova in questa situazione dovrebbe concentrarsi sull’evitare un ulteriore aumento del peso stesso”.

    Per la maggior parte dei tumori presenti in questo articolo, i ricercatori hanno osservato una relazione dose-risposta di tipo positivo: maggiore era l’indice di massa corporea (BMI), maggiore era il rischio di cancro.

    I risultati erano simili fra uomini e donne, appartenenti a gruppi etnici diversi fra loro.

    Il grasso in eccesso porta ad una sovrapproduzione di estrogeni, testosterone ed insulina, promuove l’infiammazione, tutti elementi utili allo sviluppo del cancro.

    E’ quindi giunto il momento di prendere in considerazione, sul serio, il discorso salute. Prevenire è sempre meglio che curare, soprattutto quando la cura per alcune patologia (come alcuni di tipo di cancro) non è al momento disponibile.

     

     

    1. Béatrice Lauby-Secretan, Chiara Scoccianti, Dana Loomis, Yann Grosse, Franca Bianchini, Kurt Straif. Body Fatness and Cancer — Viewpoint of the IARC Working GroupNew England Journal of Medicine, 2016; 375 (8): 794 DOI: 10.1056/NEJMsr1606602
  • Maqui: studio clinico per valutare l'azione delle antocianine sui bio marker del danno ossidativo

    Numerose evidenze scientifiche suggeriscono che i polifenoli dei frutti a bacca, e in particolare le antocianine e le delfinidine, hanno la capacità di proteggere contro le malattie associate all’età attraverso una varietà di importanti meccanismi. L’integrazione dietetica con polifenoli vegetali può essere una strategia vincente per ristabilire o mantenere un relativo stato di equilibrio nei processi di produzione di ossidazioni e di radicali liberi.


    L’obiettivo dello studio condotto dal gruppo policentrico italiano e cileno è stato quello di studiare gli effetti biochimici e metabolici della somministrazione orale di antocianine di Maqui (Aristotelia chilensis) sulla perossidazione lipidica in soggetti volontari sani sovrappeso, di età compresa tra 45-65 anni, utilizzando un protocollo in doppio cieco randomizzato cross-over.

    Lo studio prevedeva una somministrazione dell’integratore o del placebo per circa un mese, successivamente ai soggetti è stato somministrato, dopo cross-over, integratore o placebo per un ulteriore altro mese, con durata complessiva dello studio di 2 mesi.

    In particolare si è testata l’efficacia di un trattamento della durata di 4 settimane nel proteggere i lipidi ematici e le cellule dei soggetti trattati dallo stress ossidativo. Parallelamente è stata valutata la capacità del trattamento con Maqui RX di ridurre i marker infiammatori.

    Sono stati testati 42 soggetti ai quali è stato somministrato per via orale un estratto di Maqui (Delphinol®) (162 mg di antocianine) o placebo 3 volte al giorno per 4 settimane. Durante tutto il periodo dello studio, sono stati rilevati parametri del sangue e delle urine (prima, dopo la supplementazione e 40 giorni dopo il temine dello studio). Il danno ossidativo lipidico è stato valutato misurando il colesterolo LDL plasmatico ossidato circolante e altre sostanze ossidate nelle urine (gli isoprostani F2α totali). Sono state valutate anche misure antropometriche, pressione sanguigna e profilo lipidico.

    Nel gruppo che aveva assunto l’integratore si è notato un miglioramento dei valori degli indicatori dello stress ossidativo e una diminuzione della perossidazione lipidica dopo somministrazione orale di Maqui. Questa osservazione può essere attribuita all'efficacia degli antociani estratti dalla bacca di Maqui nel migliorare i meccanismi antiossidanti di difesa e di conseguenza di aumentare l’azione protettiva contro l’infiammazione.

     


    Questo studio consente di stabilire una base per prendere in considerazione l'uso dei polifenoli per lo sviluppo di nuove strategie nutrizionali per gestire una corretta condizione di salute e contro specifiche malattie età-correlate.

  • Nutrizione e Igiene Orale... ma, soprattutto, Omega 3

    Come ormai avete potuto notare, spesso mi focalizzo sull’utilità di una corretta alimentazione, una corretta nutrizione ed una precisa integrazione per la prevenzione di alcune patologie o il controllo di alcuni fattori di rischio riguardanti la salute.

    Spesso si parla di nutrizione associata a problematiche gastrointestinali, cardiovascolari, metaboliche e via discorrendo.

    Difficilmente si parla di nutrizione legata a problemi odontoiatrici.

    Le abitudini alimentari, così come influenzano la salute generale del nostro organismo, possono influenzare anche lo stato di salute della nostra bocca. Tutti sanno che un uso eccessivo di carboidrati semplici, associato ad una non puntuale igiene orale, può essere un fattore di rischio per la comparsa di carie e sviluppo di flora cariogena. Si sa anche, così come un recente studio ha mostrato, che bere un litro di bevande gassate al giorno può portare alla rimozione di un millimetro di smalto dentale nel giro di pochi anni.

    Fra i vari alimenti che possono portare ad avere problemi in questa sede troviamo:

    - frutti, succhi e polpe di frutta (con zuccheri aggiunti)

    - bevande zuccherate acide e gassate

    - confettura di frutta e gelatine varie

    - caramelle e dolciumi

    - cioccolato al latte e derivati

    - alimenti confezionati

    Quando parliamo di corretta alimentazione, nel rispetto dell’igiene orale, questa dovrebbe essere varia, regolare, povera in alimenti contenenti % di grassi saturi elevate, ricca di frutta e verdura, contenere una quantità di carboidrati integrali, carni magre e pesce adeguata, frutta secca e, soprattutto, acidi grassi omega 3.

     

    Uno studio pubblicato nel 2010 su “Nutrition” ci spiega come l’incidenza della parodontite in coloro che hanno bassi livelli di DHA sia 1.5 volte più elevata rispetto a quanto riscontrabile in coloro che hanno quantità alte di questo tipo di omega 3. Il DHA, secondo questi scienziati, avrebbe un effetto protettivo ed antinfiammatorio sulle gengive. L’anno successivo, nel 2011, sempre lo stesso gruppo di studiosi, ha pubblicato un’analisi più ampia in cui l’attenzione si è spostata sulla comparsa di parodontite e rapporto omega6-omega3; un rapporto sbilanciato a favore dei primi è associato ad una maggiore frequenza di comparsa del problema (Prostaglandins, Leukotrienes and Essential Fatty Acids).

    Gli omega 3, oltre ad un’azione antinfiammatoria, sembrano avere anche una funzione antibatterica. Gli esperti del Centro per la Ricerca sulla Salute orale del College of Dentistry dell’Università del Kentucky hanno pubblicato su “Molecular Oral Microbiology” uno studio dove si evince che DHA, ma anche EPA ed ALA (altri due tipi di omega 3), anche in dosi relativamente basse, hanno un’azione battericida nei confronti dei più comuni batteri nocivi che popolano la flora buccale.

    Ancora… una ricerca condotta alla Harvard Medical School di Boston ci avverte che assunzioni moderate di EPA e DHA riducono la frequenza del disturbo di parodontite del 20%.  Questo studio ha visto la partecipazione di 9000 adulti americani tra il 1999 e il 2004.

    Quindi, per una corretta igiene orale, ma soprattutto per una corretta prevenzione, sarebbe opportuno imparare ad usare con raziocinio questi importanti acidi grassi presenti soprattutto in pesce, alghe marine, frutta secca o sotto forma di integratori. 

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